QUELLO CHE NON VORREMMO MAI SAPERE

di Raffaella De Nicola

Lo scenario: L’Aquila,   la banda, la truffa,  marzo 2021

La vittima: signora di 93 anni (da ora in poi la Zia), lucida, autonoma, vedova,  vuole vivere da sola.

La banda: conosce la situazione, il nome del figlio, dove abita, i numeri telefonici sia del fisso che  del cellulare.

Il fatto: la Zia riceve una telefonata sul fisso da un corriere che deve consegnare un pacco per il figlio dietro pagamento di 4.500,00 euro. Quasi contemporaneamente riceve un’altra chiamata sul cellulare da parte di un complice che dice di essere suo figlio. La Zia non lo riconosce, è dubbiosa,”non si sente bene il telefono” lui le dice e  sollecita il pagamento urgente del pacco altrimenti  corre il “rischio di andare in prigione, se non hai tutti i soldi dagli l’oro, pesalo con la bilancia che è in cucina,dai loro tutto”. L’ansia della Zia sale e  si convince,  soggiogata dalle insistenze. Vuole  aiutare il figlio che sente preoccupato e pressante, il corriere insiste, viene abbindolata,  manipolata, raggirata, la stringono all’angolo, la fanno agitare, le mettono fretta. I suoi telefoni, ma si scoprirà solo dopo, saranno occupati per molto tempo impedendole, se mai avesse avuto la presenza di spirito, di chiamare qualcuno

Cede.

Si mette d’accordo e una signora entra in casa sua. La Zia le consegna i soldi, tutto l’oro che ha in casa, la memoria di una vita, i gioielli del  marito morto, il regalo dei colleghi per la pensione, quelli della sua famiglia di origine o più recenti, legati  a momenti importanti,  il suo compleanno, qualche Natale. Il valore? Considerevole…. Affettivo? Enorme,  quello in cui si annodano tutti i ricordi importanti di una vita lungo 93 anni.

La signora esce con il bottino e le consegna “il pacco”, l’ultimo sfregio nei confronti di una vecchia, sola, vedova, non troppo udente, un cartoccio con residui, probabili, di cibo forse consumati nell’attesa che la truffa si completasse, un pacchetto da cestinare, insomma.

La Zia rimane sola, confusa, abbindolata, il piatto è servito. Incredibile, quando poi saranno chiamate le forze dell’ordine,  pensare che la sua lucidità non l’abbia preservata da un raggiro così palese, evidente, proprio lei che legge tanto, si tiene in allenamento con la cyclette, le parole incrociate, fa la spesa da sola, vuole mantenere la sua autonomia, non vuole dar fastidio a nessuno nonostante il senso profondo di solitudine, ci mancava pure la pandemia a rimarcarla, ora, e il terremoto, prima,  con i condomini mezzi vuoti

E poi la guardiamo, mentre le vogliamo bene, e ci viene in mente, lo abbiamo letto sui giornali,  lo  shock dell’anziana donna derubata all’ospedale qualche giorno fa e deceduta per il dispiacere, l’ultima profanazione della vecchiaia,  e capiamo che  i nostri anziani, anche se mentalmente presenti sono molto più deboli e vulnerabili di quanto già pensassimo,  alla mercè di forze ingovernabili, il tempo che scade e scalpita, reclama, zona  fragile della società,  fianco scoperto in un mondo,  pieno di assenti, che non è più il loro,  la  reattività rallentata, le dinamiche che non capiscono più,  gli anni accumulati  che hanno smantellato e assottigliato la capacità di esserci ed essere, il percorso del pensiero diverso da quello che potremmo aspettarci, ma lo scopriamo solo ora…

E allora rimane il loro smarrimento, mortificati dall’ennesima  arroganza della vita che già si è presa il corpo ma ora anche la capacità di difendersi, essere vigili, privati, e  inutili,  di una funzione sociale,  ma non certo per queste bande,  materia prima e privilegiata dei loro sporchi affari e che,  a bottino pieno, se già la truffa non fosse sufficiente, li smaccano con un cartoccio unto di residui,  come corpo inutile da cestinare.

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