IL GENIO DE “IL MALE” – PINO ZAC , UNO COME POCHI

di Raffaella De Nicola

Alla fine , la sua, è una storia come tante, archiviata nel dimenticatoio, sottomessa ad uno strato di coscienza polverosa, omologata,  ma anche come poche, per quel tratto geniale delle sue vignette che lo ha reso uno dei più grandi maestri della satira europea. Irriverente,  derisorio contro il sistema dei poteri forti, vibrante nelle sue pernacchie alla menzogna sociale   raccontata da uno scranno politico o dal pulpito di una chiesa.

Abruzzese di Pratola Peligna,  anche se nato casualmente in Sicilia nel 1930, tangente a L’Aquila dove visse per un periodo della sua esistenza collaborando con l’ Accademia delle Belle arti nel periodo della cultura piena della nostra città, realizzando per il Comune l’immagine per la metropolitana di superficie, scelse   Fontecchio come propria residenza dove poi prematuramente morì, in una domenica di agosto nel 1985, a soli 55 anni.

Disegnatore, vignettista, attore per Monicelli, fondatore nel 1977 con Vauro del settimanale di satira politica “Il Male”, scenografo in trasmissioni politiche, incontenibile nella sua provocatoria  energia, inquieto,  costretto dopo numerose denunce per oltraggio, Dario Fo suo amico e collaboratore  raccontava di non sapere chi ne avesse di più  fra loro due, ad approdare in Francia.  Anche lì gli organi genitali come manganelli o funghi atomici dei governanti di turno ,  Georges Pompidou, Gistard d’Estaing, sono troppo dirompenti, e la sua collaborazione con  “ Le Canard Enchainé” giornale satirico per eccellenza si interrompe, fuggendo dalla Francia per un mandato di cattura . Fu il primo,  nell’Italia della D.C. e della Chiesa, a rappresentare il papa nudo e poi, per metterli alla berlina, Andreotti, Fanfani, Almirante. Il suo anticlericalismo è,  ancora adesso a distanza di decenni , un pugno allo stomaco nelle sue “oscene” vignette, forti, provocatorie, sfrontate su aspetti sessuali. Impetuoso nella vita e con le donne, trasgressivo “avevo la tendenza ad innamorarmi  ogni settimana” , ostinato contro l’ossequio di una sincerità richiesta sempre a senso unico, dal basso verso l’alto, ma mai in senso contrario, lui è lì, con la sua matita anarchica a controinformare senza una parola, con i tratti brillanti e sintetici dei colori,  l’amara denuncia della realtà.  Con i suoi sederi deformati e bitorzoluti pestava i piedi a chiunque e  in anticipo sui tempi, disegnava gli arabi che, con il petrolio,  fustigavano l’Occidente.

Libero, instabile, una vita piena di insuccessi, processi e persecuzioni giudiziarie, redazioni che lo sbattono fuori, e quindi di successo ,  è stato ricordato con un film di diploma  di Massimo Denaro “Zac i fiori del Male”,  attivato dalla sede Abruzzo del Centro Sperimentale di Cinematografia – Scuola Nazionale di Cinema e selezionato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia del 2015 . Questa la sinossi  “dopo alcuni mesi di fatiche, brindisi e denunce, il giornale satirico Il Sale chiude improvvisamente. In trattoria a Campo de’ Fiori, Pino Zac annuncia: “l’editore mi vuole fare fuori, ma voi dovete restare, il giornale ce lo facciamo noi”. Nasce Il Male, l’unico giornale a ribaltare l’operazione santificatrice della figura di Aldo Moro operata dai media ufficiali. Pino Zac non è solo il direttore venuto dal Canard Enchaîné, è la guida, il talent scout che inaugura una nuova stagione di satira italiana che arriva sino ad oggi.”  Il viso fallico di Aldo Moro in copertina esce proprio mentre il politico  viene rapito dalle Brigate Rosse.

Ma niente ferma la sua vulcanica ebollizione se non l’infarto. Avrebbe continuato a trovare grande ispirazione nei visi di oggi, oseremmo dire anche maggiore. Quelle vignette che, con il suo tratto nervoso,   ammutoliscono nel tutto cambia per non cambiare mai, anzi sì,  forse  peggiora. Ci sarebbe piaciuto vedere quale vignetta avrebbe schizzato per la liquidazione da Senatore a vita richiesta dai  parenti di Giulio Andreotti . Circa un milione di € in questa nuova povertà che non tocca i politici ,  la loro sudditanza ai poteri della finanza, la loro indifferenza verso lo stato sociale, lo smantellamento dell’Italia.  Non potendolo sapere possiamo solo concludere con le sue parole, nella cui ribellione ci si continua a specchiare,  riflesso di una libertà  da battitore libero “che cosa è più osceno, la satira o la politica?”

 

Molte immagini sono tratte dal libro Pino Zac, da un’idea di Edoardo Caroccia

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